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CONSAPEVOLEZZA: COSA DEFINISCE UN PRATICANTE YOGA “AVANZATO”?
- 11 Luglio 2016
- Pubblicato da: admin
- Categoria: centratura Corpo Tantra Yoga Yoko
Quando sei rilassato in una posizione yoga semplice, da “principiante”, allora sei un praticante “avanzato.”
Nelle copertine di riviste, giornali e siti spesso noto l’eccessiva enfasi posta su posizioni difficili o cosiddette “avanzate”; la ritengo eccessiva perché sottolinea l’estetica di corpi atletici e super flessibili. Immagine che rischia di allontanare dallo Yoga dando l’idea che sia una cosa “impossibile” ai più.
Sinceramente la mia vorrebbe essere soprattutto una riflessione non è una preoccupazione. Partiamo dalla domanda: “Cosa significa “pratica Yoga avanzata”?”.
E’ un tema che riguarda anche gli insegnati di Yoga nel senso che, per insegnare, è necessario certamente un livello approfondito di conoscenza ed esperienza… e per quel che riguarda gli asana più impegnativi?
Insegno da 35 anni e in tanto tempo ho incontrato molti studenti in grado di praticare asana molto complessi dopo una sola lezione. Questo li rendeva praticanti esperti?
E allo stesso modo, ho visto studenti dedicare decenni alla loro pratica senza riuscire a toccarsi gli alluci con le mani a gambe dritte. Questo li rendeva principianti?
Migliaia di volte ho sentito qualche allievo dire che non poteva passare al livello avanzato dei corsi di Yoga, perché non era abbastanza flessibile…
Per pratica avanzata, intendiamo la capacità di fare la posizione completa del Loto?
Di toccarci con il naso le ginocchia senza flettere le gambe?
Di praticare affascinanti posture con la testa giù e le gambe in su?
Certo, essere in grado di eseguire questi e altri asana è segno di impegno e disciplina. Ma lo Yoga non è uno sport.
Nello stesso tempo sottolineo che non c’è niente di male nel fare fatica fisica con lo Yoga.
Il punto è un altro ancora: molti asana “avanzati” sono accessibili solo ad una limitata porzione della popolazione, i più flessibili, indipendentemente da quanti anni abbiano dedicato alla pratica. E i loro benefici pratici, a diversi livelli sono alquanto dubbi. Io stessa, da giovane, insistendo nell’esecuzione del loto completo mi sono rotta il menisco… errore di gioventù di cui ho fatto tesoro.
E bisogna che aggiunga anche questo: solo la quantità di anni di pratica non può definire un allievo avanzato.
Ritorniamo agli asana che vediamo nelle immagini di giornali e siti. Ognuno di noi è fisicamente fatto in modo diverso. Alcuni di noi sono dotati di legamenti forti e articolazioni stabili. Altri hanno articolazioni e legamenti più sciolti. Una persona con articolazioni stabili, seppure dotata di tessuto muscolare sufficientemente rilassato, mostrerà una mobilità poco accentuata perché il raggio di azione consentito dalle sue articolazioni è limitato. Riceverà molti benefici dal lavoro di allungamento, flessibilità e rilassamento con lo Yoga.
Chi è dotato di legamenti lassi ha la possibilità di ampliare il proprio movimento perché il punto di contatto tra ossa e articolazioni è meno ravvicinato.
Domanda: la flessibilità estrema è un obiettivo degno di nota?
Per chi è più rigido fisicamente, mantenere un buon livello di flessibilità è senz’altro utile.
Ma per chi è naturalmente flessibile non è un obiettivo di rilievo.
Chi è molto flessibile spesso tende ad eccedere. Le persone molto flessibili, per “sentire” qualcosa, devono spesso spingersi oltre i limiti, in ogni caso, spingere le nostre articolazioni oltre il limite tende a destabilizzarle e a consumare la cartilagine che lubrifica il contatto tra due ossa.
Per chi è molto flessibile invece la cosa interessante è l’equilibrio e costruire stabilità.
Tantra: la gratitudine di trovarsi dentro al corpo
Nel Tantra il rilassamento è fondamentale.
Ma anche per Patanjali: Shtira Sukkhan asanam, la posizione ha da essere stabile e confortevole, il Sutra 2.46 degli Yoga Sutra dice che “La posizione deve essere stabile e confortevole”. Stabile si spiega da solo e confortevole implica agio. Che agio potrebbe mai esserci allora in certe posizioni? Ed ecco il Sutra 2.47: “I’Asana avviene quando ogni sforzo cessa, e la mente viene assorbita dall’Infinito”.
Il Saggio Patanjali la sapeva lunga: gli asana avanzati non hanno nulla a che fare con ciò che il nostro corpo è o non è in grado di fare. Piuttosto, hanno a che fare con la capacità di sviluppare consapevolezza e sensibilità nel praticare gli asana da una prospettiva di agio, presenza e soddisfazione quale che sia il nostro livello. Hanno a che vedere con la capacità di facilitare le funzioni delle diverse parti del nostro corpo piuttosto che con il controllo del corpo. Il corpo non ha bisogno di essere controllato sa fare la sua parte in modo meraviglioso! Abbiamo soprattutto da facilitare le diverse funzioni del nostro corpo, non controllare il corpo!
Mi piace ripeterlo spesso ai miei allievi. Quando vedo una persona che si rilassa in una posa da “principiante”, vedo un praticante avanzato.
Quando vedo un praticante essere presente e rilassato durante la sua pratica – senza curarsi di come appare, della perfezione della posizione e senza giudicarsi – sono felice. Quando la mente è spaziosa e silenziosa, l’allieva è presente e soddisfatta – allora è finalmente in gratitudine di trovarsi all’interno del suo corpo, in quel preciso momento. Questa sì che è una pratica avanzata!
Termino con un’ultima osservazione: in febbraio di quest’anno 2016 abbiamo fatto un indimenticabile viaggio in India del Sud in occasione del Mahamaham che tra le varie tappe ci ha portato a visitare l’ashram di Ramakrishna a Chennai (Madras) e l’ashram di Ramana Maharshi a Tiruvannamalai ai piedi dell’Arunachala. Vi allego le foto di queste grandi guide spirituali dell’India e non solo, affinchè si possa riflettere su come la luce spirituale di queste grandi anime splendeva radiosa nonostante la loro colonna vertebrale non fosse poi così ben allineata.
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